Le dimissioni di Prodi e le consultazioni del Presidente della Repubblica. «Una campagna elettorale con queste regole e con questo clima sarebbe insopportabile». Un richiamo al senso dello Stato e del bene comune nel 60° della Costituzione
Roma, 25 gennaio 2008 - All'indomani del voto del Senato che ha portato alla caduta del Governo Prodi, le Acli lanciano un forte e accorato appello ai partiti «e agli uomini politici più responsabili», perché prendano in seria considerazione, nei colloqui con il presidente della Repubblica, l'ipotesi di un Governo d'intesa, tecnico o istituzionale, in grado di affrontare le più urgenti scadenze politiche ed economiche. Un Esecutivo che metta mano a quelle riforme, prima fra tutte quella elettorale, di cui il Paese ha disperatamente bisogno per non vedersi condannato ad una nuova stagione di contrapposizione ideologica e di instabilità politica.
«Una campagna elettorale con queste regole e con il clima sguaiato che abbiamo potuto 'apprezzare' ieri al Senato - spiega il presidente delle Acli Andrea Olivero - sarebbe insopportabile per il Paese, costretto ad assistere una replica già vista da 10 anni a questa parte, ad una politica che risulta ormai incomprensibile per le persone. In più, per la seconda volta, i cittadini sarebbero costretti a subire l'umiliazione di 'non scegliere' i propri candidati e vederseli imposti dalle segreterie dei partiti, con l'aggravante ulteriore di un sistema elettorale votato all'instabilità».
Legge elettorale a parte, sostengono le Acli, sono molti i nodi che rimarrebbero «drammaticamente irrisolti» se la legislatura si interrompesse bruscamente per andare a nuove elezioni: primo tra tutti, il decreto per la sicurezza negli ambiti di lavoro, contro la tragedia delle morti bianche, che doveva essere emanato entro febbraio. «Rischiamo - dice Olivero - di dover stare altri 6 mesi senza poter applicare la legge sulla sicurezza straordinariamente necessaria e votata tra l'altro da tutto il Parlamento». Quindi la questione dei contratti, dei salari e dei redditi familiari, «che era arrivata finalmente all'ordine del giorno del governo con il coinvolgimento delle parti sociali e sembrava dare finalmente speranze a milioni di lavoratori e di famiglie». Ma anche la legge sulla cittadinanza e quella sull'immigrazione, entrambe in dirittura d'arrivo, «alle quali - ricorda Olivero - hanno lavorato molto anche le associazioni, per assicurare a centinaia di migliaia di persone e famiglie ormai residenti del nostro Paese una vita normale e dignitosa, fuori dalla logica dell'emergenza e della criminalizzazione».
C'è poi la questione dello sviluppo, della produttività e della modernizzazione del Paese. Le Acli invitano a prendere in considerazione la situazione internazionale di emergenza economica e richiamano le parole di ieri del commissario europeo Joaquin Almunia, secondo il quale nell'attuale contesto di crisi 'tutti i Paesi hanno bisogno di governi forti con il sostegno di tutte le parti del Parlamento, non solo delle maggioranze ma anche delle opposizioni'. Una collaborazione fra le diverse forze politiche che sarebbe invece pregiudicata dalle elezioni anticipate. «Se si chiude e si va al voto oggi - insiste il presidente delle Acli Andrea Olivero - ancora una volta non saremo riusciti a riformare l'assetto istituzionale e amministrativo del nostro Paese, per renderlo, come chiedono tutti i cittadini, più efficiente e insieme più trasparente». «Sarebbe un fallimento che indebolirebbe ancora le istituzioni democratiche, alimenterebbe ulteriormente la sfiducia dei cittadini, e finirebbe per avere ricadute negative sulle stesse forze politiche, di maggioranza e opposizione, quali che siano i risultati di una eventuale futura tornata elettorale. A 60 anni, appena festeggiati, dalla nascita della nostra Carta costituzionale, i partiti e gli uomini politici sappiano dimostrare di condividerne e onorarne l'alto senso dello Stato e del bene comune che l'ispira».
Roma, 25 gennaio 2008 - All'indomani del voto del Senato che ha portato alla caduta del Governo Prodi, le Acli lanciano un forte e accorato appello ai partiti «e agli uomini politici più responsabili», perché prendano in seria considerazione, nei colloqui con il presidente della Repubblica, l'ipotesi di un Governo d'intesa, tecnico o istituzionale, in grado di affrontare le più urgenti scadenze politiche ed economiche. Un Esecutivo che metta mano a quelle riforme, prima fra tutte quella elettorale, di cui il Paese ha disperatamente bisogno per non vedersi condannato ad una nuova stagione di contrapposizione ideologica e di instabilità politica.
«Una campagna elettorale con queste regole e con il clima sguaiato che abbiamo potuto 'apprezzare' ieri al Senato - spiega il presidente delle Acli Andrea Olivero - sarebbe insopportabile per il Paese, costretto ad assistere una replica già vista da 10 anni a questa parte, ad una politica che risulta ormai incomprensibile per le persone. In più, per la seconda volta, i cittadini sarebbero costretti a subire l'umiliazione di 'non scegliere' i propri candidati e vederseli imposti dalle segreterie dei partiti, con l'aggravante ulteriore di un sistema elettorale votato all'instabilità».
Legge elettorale a parte, sostengono le Acli, sono molti i nodi che rimarrebbero «drammaticamente irrisolti» se la legislatura si interrompesse bruscamente per andare a nuove elezioni: primo tra tutti, il decreto per la sicurezza negli ambiti di lavoro, contro la tragedia delle morti bianche, che doveva essere emanato entro febbraio. «Rischiamo - dice Olivero - di dover stare altri 6 mesi senza poter applicare la legge sulla sicurezza straordinariamente necessaria e votata tra l'altro da tutto il Parlamento». Quindi la questione dei contratti, dei salari e dei redditi familiari, «che era arrivata finalmente all'ordine del giorno del governo con il coinvolgimento delle parti sociali e sembrava dare finalmente speranze a milioni di lavoratori e di famiglie». Ma anche la legge sulla cittadinanza e quella sull'immigrazione, entrambe in dirittura d'arrivo, «alle quali - ricorda Olivero - hanno lavorato molto anche le associazioni, per assicurare a centinaia di migliaia di persone e famiglie ormai residenti del nostro Paese una vita normale e dignitosa, fuori dalla logica dell'emergenza e della criminalizzazione».
C'è poi la questione dello sviluppo, della produttività e della modernizzazione del Paese. Le Acli invitano a prendere in considerazione la situazione internazionale di emergenza economica e richiamano le parole di ieri del commissario europeo Joaquin Almunia, secondo il quale nell'attuale contesto di crisi 'tutti i Paesi hanno bisogno di governi forti con il sostegno di tutte le parti del Parlamento, non solo delle maggioranze ma anche delle opposizioni'. Una collaborazione fra le diverse forze politiche che sarebbe invece pregiudicata dalle elezioni anticipate. «Se si chiude e si va al voto oggi - insiste il presidente delle Acli Andrea Olivero - ancora una volta non saremo riusciti a riformare l'assetto istituzionale e amministrativo del nostro Paese, per renderlo, come chiedono tutti i cittadini, più efficiente e insieme più trasparente». «Sarebbe un fallimento che indebolirebbe ancora le istituzioni democratiche, alimenterebbe ulteriormente la sfiducia dei cittadini, e finirebbe per avere ricadute negative sulle stesse forze politiche, di maggioranza e opposizione, quali che siano i risultati di una eventuale futura tornata elettorale. A 60 anni, appena festeggiati, dalla nascita della nostra Carta costituzionale, i partiti e gli uomini politici sappiano dimostrare di condividerne e onorarne l'alto senso dello Stato e del bene comune che l'ispira».
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