Sunday, June 21, 2009

Il Sud che resiste.

    articolo di Amedeo Lepore

    La pubblicazione di un libro, a volte, può diventare l’occasione per l’apertura di un ampio confronto. È quanto sta avvenendo per il volume Il Sud che resiste. Storie di lotta per la cultura della legalità in Terra di Lavoro, con un’originale esperienza di partecipazione dal basso. Il suo autore, Pasquale Iorio, un sindacalista campano dotato di acutezza e tenacia, sta facendo di questa presentazione un vero e proprio tour in tutta Italia, tra grandi città e centri piccoli e medi. Il volume, partendo dall’efferato episodio della strage di sei ghanesi a Castevolturno, pone in evidenza come il fenomeno della delinquenza organizzata condizioni l’economia, colpisca i più deboli, crei emarginazione e inibisca la vita associativa; in sintesi, deprima ogni aspettativa per l’avvenire. Tuttavia, il libro non si ferma a queste constatazioni negative, ormai ricorrenti, ma si propone anche come un contributo di notevole interesse per la scoperta di buone pratiche di cittadinanza attiva e di legalità, in un’ottica di educazione permanente; come una narrazione serrata di storie di persone, associazioni e istituzioni di una provincia meridionale; come un paradigma dell’intero Sud e non solo delle vicende di una terra difficile, quale quella di Caserta. Questo volume si affianca alla sempre più vasta letteratura sulla illegalità diffusa e sul sistema criminale del Mezzogiorno, analizzata da Saviano, Capacchione, Di Fiore, Cantone, Sales, Barbagli, Becchi e vari altri. Da questo contesto, si distaccano le opere di Siebert, La Spina e Fantò, dedicate, in particolare, al rapporto tra criminalità e sviluppo economico e il peculiare punto di vista di Piero Barucci sulla “intermediazione impropria”, ovvero sulla grave diseconomia meridionale rappresentata dai rapporti perversi tra politica, istituzioni e delinquenza organizzata. Tuttavia, scorrendo le pagine de Il Sud che resiste, viene alla mente un saggio di Tullio e Quarella, apparso nel 1999 sulla “Rivista di Politica Economica”, dal titolo Convergenza economica tra le regioni italiane: il ruolo della criminalità e della spesa pubblica. In questo studio, si sosteneva che l’incremento degli investimenti pubblici per contrastare la disoccupazione poteva essere inefficace o, perfino, dannoso, se fosse avvenuto in un ambiente caratterizzato: da un impiego delle risorse finanziarie indotto da ragioni politico-elettorali, anziché economiche; da estesi fenomeni di decadimento delle istituzioni locali; da stretti legami tra criminalità e politica; da una scarsa tutela dei diritti di proprietà. Anche se la maggioranza dei meridionali era - ed è - onesta, la rete di relazioni a sostegno della criminalità era - ed è - tanto vasta, da penalizzare chi, come l’imprenditore agricolo portato ad esempio di un certo Mezzogiorno nel saggio, avesse una proprietà frazionata e mancasse di collegamenti con i partiti, la chiesa, la massoneria, ponendosi del tutto al di fuori dei sistemi di quel “capitale sociale negativo”, in grado di permettere una “ordinata sopravvivenza”. Iorio, al contrario, mette in rilievo un fattore di stimolo per lo sviluppo, quel “capitale sociale positivo”, che proviene dalle esperienze più diverse del territorio meridionale e che ne rappresenta un’indubbia caratteristica moderna e propulsiva. Questo è, probabilmente, l’aspetto più importante del libro, che parte dall’involuzione e dal degrado di una terra, un tempo fertile e di lavoro, come quella casertana, per arrivare a mostrare in piena evidenza alcuni dei volti positivi del Mezzogiorno. Infatti, il volume non è solo una testimonianza d’affetto e una memoria viva di questo territorio, ma rappresenta anche un concreto apporto alla costruzione di una speranza per il futuro. Le immagini che scorrono fanno parte del racconto di un Sud diverso dal senso comune prevalente: dagli imprenditori “dalla parte dello Stato”, impegnati a fondo nella lotta al racket, agli esponenti di una chiesa vicina ai più deboli, ai giornalisti anticamorra, alle associazioni giovanili e del volontariato, alle imprese e cooperative sociali, alle scuole aperte al territorio e alla multiculturalità, fino ai centri di insegnamento e di ricerca dell’università, viene un messaggio di notevole valore. Anche perché, non si tratta, secondo l’autore, di esperienze isolate, di tante monadi a sé stanti, ma di un insieme di figure, attività e ricchezze, “che vanno messe in rete e governate”. Questo obiettivo riguarda tutto il Mezzogiorno ed è il punto cruciale di un vero “nuovo meridionalismo”. Se da un lato, il Sud è ricolmo di talenti e creatività disperse, di iniziative di piccole e medie dimensioni, dall’altro, è difficile pensare che una stagione positiva possa riprendere solo con un intervento dall’alto, di tipo tradizionale. Allora, forse, il tema del protagonismo e della messa a sistema di questa ricchezza del Sud, fatta di energie positive, cervelli e operosità, troppo spesso abbandonata a sé stessa, può connettersi all’esigenza di una nuova fase di trasformazione e di superamento dei nodi strutturali del dualismo italiano.

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pasquale orlando news sociali: Il Sud che resiste.

Tuesday, June 02, 2009

Luigi De Rosa storico dell’economia ovvero ricomporre la frattura tra politica, economia e cultura al Sud.

Nei giorni scorsi, si è tenuto a Napoli un Convegno Internazionale dedicato a “Luigi De Rosa storico dell’economia”, promosso dal “Journal of European Economic History”. Nel corso dell’iniziativa, che è stata introdotta da Paolo Savona e Antonio Di Vittorio e a cui hanno preso parte alcuni tra i maggiori storici del mondo - legati all’insigne studioso napoletano da relazioni di lavoro e rapporti di conoscenza personale -, una delle tre sessioni di lavoro è stata riservata alla storia del Mezzogiorno e dello sviluppo economico italiano. Luigi De Rosa, infatti, ha profuso una parte non secondaria del suo impegno scientifico per approfondire l’analisi della condizione della terra natale, guardando, soprattutto, ai problemi dell’economia, in un’ottica di lunga durata. Egli è stato, oltre che uno dei maggiori esponenti della storiografia economica italiana, anche una delle personalità della feconda stagione del meridionalismo del dopoguerra. Il suo interesse per lo sviluppo industriale e per la diffusione delle attività economiche nel Sud è sempre stato molto consistente, a partire dall’erudita conferenza sulla “Storia della questione meridionale”, svolta per l’Organismo Rappresentativo Universitario Napoletano, nei primi anni della sua attività di ricerca. Un’attenzione intensa e incessante, che lo ha accompagnato fino all’ultima parte della sua vita, quando ha dato alle stampe il volume dal titolo “La provincia subordinata. Saggio sulla questione meridionale”.
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