Tuesday, May 29, 2007

Cittadinanza: appello ai parlamentari per una legge 'giusta'


Promosso da Acli, Caritas, Sant’Egidio, Migrantes e Centro Astalli

Una «giusta» riforma della legge sulla cittadinanza «in tempi brevi», per favorire in particolare i minori figli di genitori stranieri e le famiglie immigrate stabilmente residenti. E’ quanto chiedono le Acli insieme alla Caritas, la Comunità di Sant’Egidio, la Fondazione Migrantes e la Fondazione Centro Astalli con un appello ai parlamentari in vista della discussione, prima alla camera e poi al Senato, della nuova proposta di legge.

I promotori dell’appello ricordano che in Italia vivono circa 600mila minori di origine straniera, di cui oltre la metà nati in Italia. Minori che sono «una grande risorsa per il Paese ma potrebbero anche costituire un problema se in loro il sentimento di appartenenza alla società italiana venisse ostacolato». Per questo chiedono che la riforma «rafforzi e privilegi la tutela della famiglia dei minori stabilmente dimoranti sul territorio italiano» e «che non venga esteso oltre il limite di tre anni il requisito del preventivo regolare permesso di soggiorno in Italia dei genitori». In particolare, per il positivo inserimento del minore, anche se nato all’estero, vengono chieste «adeguate modalità di attribuzione della cittadinanza già prima del compimento della maggiore età», insieme a «procedure facilitate di naturalizzazione nei primi anni dell’età adulta».

Perché la legge sia giusta – insistono le Acli e le organizzazioni promotrici – è altresì opportuno «che ai fini della cittadinanza non sia richiesta la rinunzia della cittadinanza straniera», come è per i nostri connazionali all’estero, «perché questa è la formula che meglio rispetta l’identità composita dei migranti, non produce un taglio doloroso con le proprie radici e mette al riparo l’immigrato da conseguenze rilevanti riguardo alla sfera familiare e patrimoniale». Infine, nell’appello rivolto ai parlamentari, si chiede espressamente «che un fatto di grande rilievo culturale come l’acquisto della cittadinanza non venga condizionato da criteri di censo o di reddito».

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