Monday, November 19, 2007

Il boss Ranucci aveva paura di Saviano: �Spero che i giudici non leggano Gomorra� Saviano: �Ho paura, ma non mi fermo:la gente vuole

Camorra e politica
I timori del capoclan di Sant'Antimo recluso a Novara
NAPOLI — I clan requisiscono i biglietti per le giostre, alle prime comunioni regalano esibizioni di cantanti e sperano che i giudici non abbiano letto «Gomorra». Emerge un inedito spaccato della vita malavitosa dall'ordinanza di custodia cautelare che i carabinieri hanno notificato a tredici affiliati ai clan Ranucci e Petito di Sant'Antimo (l'unica persona sfuggita alla cattura durante il bliz di venerdì, Raffaele Femiano, soprannominato «Michele Placido » per i suoi folti capelli bianchi, è stata catturata ieri a Pozzuoli). Vizi, manie, affari, pubbliche relazioni: nelle 702 pagine a firma del gip Pia Diani c'è di tutto. Per esempio, l'affiliazione «politicamente corretta» di un immigrato di colore al clan Petito: in questa circostanza, nota il gip, il boss Antonio Petito compie «una sorta di descrizione dei princìpi d'onore inseriti nel manuale del perfetto camorrista ». L'immigrato in questione è un senegalese chiamato Jo e fa lo spacciatore per un gruppo rivale. Parlando con lui, Petito usa un buffo italiano che ricalca, probabilmente, quello parlato da Jo: «L'importante che noi essere amici e tu non creare problemi a noi e noi non creare problemi a te. No problema: massima fiducia. Perché se uno sta 'mmiez' 'a via e fa il camorrista, non fare mai scortesie anche se tu un altro colore. Noi uguale: nessuna differenza». Nella vita dei camorristi, ogni tanto, irrompe anche qualche libro: non è detto che siano loro a leggerlo, come ha fatto Vincenzo Di Lauro, figlio secondogenito di Ciruzzo 'o milionario.
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