Saturday, November 27, 2010

«Il terzo settore per far ripartire la città»


L’INTERVISTA/ PASQUALE ORLANDO, PRESIDENTE ACLI NAPOLI
«Il terzo settore per far ripartire la città»
DI GIANMARIA ROBERTI. La Discussione.

NAPOLI - «Valorizzare il capitale sociale della
metropoli assegnando all'associazionismo
e alla società civile organizzata un ruolo determinante
nella crescita e nella rigenerazione
della città e dell'area metropolitana di Napoli ».

Un “vaste programme” per le Acli napoletane,
guidate dal presidente Pasquale
Orlando al XXV congresso, in programma
ieri ed oggi al chiostro dei padri Teatini, nella
basilica di San Paolo Maggiore. Emblematico
il titolo delle assise: “Pane e Speranza.
Associazionismo, Ben/essere, Mezzogiorno”.
«Ci rifiutiamo di restare a braccia conserte,
osiamo costruire il futuro» afferma Orlando.
Il momento per Napoli e provincia è
più difficile che mai.
Ne siamo tutti consapevoli. Ma abbiamo
voluto riprendere, nel nostro tema, le parole
del cardinale Sepe, che ha fatto luce su
una realtà già fotografata da realtà buie, che
riguardano emergenza rifiuti, povertà, disoccupazione,
cassa integrazione e lavoro a
chiamata: sono tanti gli indici della depressione.
Noi vogliamo, però, che Napoli abbia
pane e speranza e siamo sicuro che il terzo
settore può dare il suo forte contributo in
questo senso.

Quale contributo?
Rispetto ai drammi del
nostro tempo alcuni restano
con le mani conserte a
criticare come spesso accade
a famosi opinion leader,
altri con le mani in tasca
per un’elemosina o per
il fund raising, altri con le
mani in alto per protestare
e un pò arrendersi, tanti
tra noi mettono le mani in
pasta per cambiare le cose,
oggi dobbiamo osare di
andare mano nella mano
per costruire una rete solida
in grado di reggere all’urto
e cominciare a costruire
il futuro.
Lo scoramento però prende il sopravvento
su tanti.
Non di rado, nel mondo moderno, ci sentiamo
perdenti. Ma l’avventura della speranza
ci porta oltre. Un giorno ho trovato scritto
su un calendario queste parole: «Il mondo è
di chi lo ama e sa meglio dargliene la prova.
Come laicato cattolico, per voi è inevitabile
far riferimento alla speranza.
La speranza” per cristiani è una delle tre virtù
“teologali”, cioè che hanno attinenza diretta
con Dio (dono di Dio): fede, carità e
speranza. Ma non si creda: è tuttavia una
virtù abbastanza trascurata: si parla di fede
(talvolta anche troppo) e di carità o amore
(spesso parola svuotata di senso), ma senza
la speranza, manca la messa in crisi dell’esistente.
Durante la celebrazione dell’ultima festa
di San Gennaro, il cardinale Sepe
disse che «Napoli ha sempre vissuto di
pane e di speranza. Ora sembra che siamo
arrivati ad un punto di svolta: niente
è scontato, né il pane né la speranza.
Come è potuto accadere?».
Visto che il vostro congresso si richiama esplicitamente a quelle parole, cosa ne dice?
Quel giorno l’arcivescovo di Napoli ha richiamato
tutti a fare un serio esame di coscienza
collettiva. Una considerazione amara,
per scuotere le coscienze dei suoi concittadini.
Troppi sono gli accadimenti che, a
giudizio del cardinale, hanno contribuito a
fare di Napoli e della sua provincia un territorio
senza più speranza.
Cosa propongono le Acli, per riaccendere
la speranza?
La nostra proposta è di creare un più forte
legame tra la Regione Campania ed il mondo
del terzo settore per la gestione dei numerosi
beni culturali che restano chiusi ed
inaccessibili, in modo da rafforzare l’offerta
turistica regionale. Sappiamo di essere interlocutori
seri e chiediamo che il turismo sociale
entri nell'agenda della Regione e nella
nuova legge regionale sul turismo.

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