Friday, November 14, 2008

La Corte Europea condanna l'Italia per l'et�pensionabile delle donne

ROMA - La Corte di Giustizia Europea ha condannato l'Italia per il regime pensionistico dei dipendenti pubblici che prevede che le donne vadano in pensione a 60 anni, mentre gli uomini a 65. Pronunciandosi sulla base di un ricorso della Commissione Europea, la Corte del Lussemburgo osserva che viene così violato "il principio della parità di retribuzione tra lavoratori di sesso maschile e quelli di sesso femminile per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore". Infatti la pensione viene calcolata, osserva la Corte, sulla base degli anni di servizio prestati e in base all'ultimo stipendio del dipendente pubblico. E quindi, costringendo le donne ad andare in pensione cinque anni prima degli uomini, le si condanna inevitabilmente a percepire una pensione inferiore. La Corte ha respinto l'argomentazione italiana secondo la quale la fissazione di un'età diversa a seconda del sesso è giustificata dall'obiettivo di eliminare discriminazioni a danno delle donne. Infatti andare in pensione prima, ritengono i giudici lussemburghesi, "non compensa gli svantaggi ai quali sono esposte le carriere dei dipendenti pubblici donne e non le aiuta nella loro vita professionale né pone rimedio ai problemi che possono incontrare nella loro vita professionale". Pertanto la legge 23 ottobre 1992 n.421, che definisce il regime pensionistico dei dipendenti pubblici, andrebbe riformata, dal momento che ha istituito "un regime professionale discriminatorio", e viola il principio generale della parità di trattamento, garantito dall'art.141 CE (ma anche dalla Costituzione italiana).

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