La Fap ACLI di Napoli ha partecipato al Cammino di Pace e Riconciliazione tra Benevento e Pietrelcina
“Dal Mezzogiorno d’Italia, in ideale collegamento con l’Esperienza della Perugia-Assisi, facciamo nostro l’Appello della Campagna Nazionale “Ero Straniero: l’umanità che fa bene”.
Anche quest'anno la Fap ACLI di Napoli ha partecipato al Cammino di Pace e Riconciliazione tra Benevento e Pietrelcina dedicato all'accoglienza e alla solidarietà.
E' stata una festa di popolo quella che è partita in piazza Santa Sofia. la Marcia della Pace denominata quest'anno: "Niente Paura: Accoglienza, Dialogo e Solidarietà", una manifestazione organizzata e promossa dalle Acli di Benevento assieme al Comune di Benevento, al Comune di Pietrelcina, oltre che all'Arcidiocesi di Benevento e l'adesione di un ampio fronte civile e religioso.
Il tragitto, lungo circa 13 chilometri, concluso nel paese natale del santo delle Stimmate tanto amato da milioni di fedeli. Al termine della manifestazione il gruppo della Fap ACLI di Napoli si è recato a Piana Romana località dove il santo ricevette le Stimmate per partecipare alla Santa Messa e riflettere su luoghi ricchi di spiritualità.
Accogliere i migranti – afferma la nota della FAP ACLI di Napoli– non è un atto di carità, ma di giustizia sociale, per essere noi cittadini del Mondo. Nei primi mesi del 2017 sono morte in mare troppe persone. Per questo, in sintonia con l’enciclica “Populorum progressio”, crediamo che la fraternità si presenti sotto un triplice aspetto: dovere di solidarietà, cioè l’aiuto che le nazioni ricche devono prestare ai paesi in via di sviluppo; dovere di giustizia sociale, cioè il ricomponimento in termini più corretti delle relazioni commerciali tra popoli forti e popoli deboli; dovere di carità universale, cioè la promozione di un mondo più umano per tutti, un mondo nel quale tutti abbiano qualcosa da dare e da ricevere, senza che il progresso degli uni costituisca un ostacolo allo sviluppo degli altri.
L’incontro con la diversità, con persone, culture e religioni differenti – si legge nell’appello sottoscritto da decine di associazioni– pone al centro del dibattito politico la questione irrisolta della convivenza con l’altro. Per questo, abbiamo scelto la fraternità come valore etico e paradigma politico capace di rispondere alle esigenze della nostra epoca e di affermare una nuova idea di bene comune per tutti gli uomini.
È fondamentale, pertanto, seguire le indicazioni di Papa Francesco che ha detto: “nelle comunità dobbiamo declinare i quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. È proprio in una società plurale, in cui avviene l’incontro e il confronto con l’alterità, che la fraternità può diventare il terreno concreto in cui testimoniare la cultura della pace. A tal fine, in particolare, le istituzioni locali si aprano a pratiche di accoglienza intelligenti e solidali.
Un’attenzione particolare – ha ribadito il segretario della Fap ACLI partenopea Pasquale Orlando – deve essere poi rivolta verso i minori migranti che, tra i soggetti deboli, sono quelli che meritano le cure più grandi. Essi dipendono in tutto dalla comunità degli adulti, per i quali, molto spesso, la scarsità di risorse finanziarie diventa impedimento all’adozione di adeguate politiche di accoglienza, di assistenza e di inclusione. Di conseguenza, invece di favorirne l’inserimento sociale o programmi di rimpatrio sicuro e assistito, si tenta solo di impedire il loro ingresso, favorendo così il ricorso a reti illegali, rimandandoli nei Paese d’origine senza assicurarsi che ciò corrisponda al loro effettivo “interesse superiore”.
Nella nostra civilissima Europa, in Italia, nelle terre in cui viviamo, quest’illegalità non solo transita, ma mette radici, si alimenta, si trasforma e trova nuovi canali e nuovi affari per prosperare e riprodursi.
Per questa ragione, noi camminiamo per la Pace e la Pacificazione sociale. Anche noi eravamo stranieri e tocca a noi accogliere, dialogare e fare solidarietà senza avere Paura.
Essere operatori di pace non significa, infatti, evitare i conflitti, ma attraversarli in modo positivo praticando scelte di nonviolenza.
Di fronte alla sfida del terrorismo e al permanere del ricorso alla guerra, – conclude il documento del cammino– la scelta di non ricorrere alla violenza diventa una pre-condizione della pace e un impegno che rende coerente e radicale il modo di incarnare la fraternità nella “terra di Caino” dove troppo sangue è stato già versato e dove per spezzare le catene dell’odio e della vendetta possiamo usare soltanto la cultura della riconciliazione”.
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